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Champagne dalla A alla Z (3° parte)

Photo by Becky Fantham on Unsplash

Eccoci arrivati alla parte finale di questo lungo articolo sullo champagne.

Le ultime pillole per avere una conoscenza più approfondita e dettagliata sulle bollicine più famose del mondo.

Buona lettura 

IL CLIMA

Il clima particolare della Champagne è un altro dei fattori che influiscono positivamente sulle uve e, quindi, sui vini . L’instabilità climatica caratterizza la zona, con frequenti cambiamenti fra un mite clima atlantico ed un rigido clima continentale. In primavera esiste la possibilità di gelate, tanto che non è raro vedere una gran quantità di stufette poste tra i filari per evitare che i germogli primaverili possano subire i danni del gelo.

Altri sistemi vengono usati per combattere le gelate primaverili: l’aspersione a pioggia del vigneto con acqua per mantenere la temperatura allo zero termico; oppure l’uso di grandi pale a vento per movimentare l’aria umida circostante onde evitare il formarsi della brina gelata.

Gli sbalzi di temperatura possono creare interferenze e problemi al momento della fioritura e dell’impollinazione con conseguenti riduzioni delle rese alla vendemmia. Questo clima così particolare e difficile, conferisce alle vendemmie rese per ettaro molto contenute, uve ricche di componenti volatili che conferiscono ai vini complessità di profumi oltre che finezza ed eleganza.

CONSIGLI PRATICI

Raffreddare lo Champagne nel freezer rischia di abbattere aromi e sapori quindi é bene refrigerare lo Champagne nel frigorifero oppure , per raffreddarlo più rapidamente , si puó usare un secchiello con del ghiaccio.

Immergete la bottiglia in una miscela di acqua e ghiaccio, lo Champagne dovrebbe raggiungere la giusta temperatura in 15-20 minuti.

Nel frigorifero raffreddare la bottiglia per tre o quattro ore prima di servire. Purché la temperatura rimanga costante.É consigliabile tenere la bottiglia sempre distesa in modo che lo champagne non entri in contatto con il tappo.

È meglio bere lo Champagne freddo ma mai ghiacciato.Temperature troppo basse non permettono di apprezzare la complessità di aromi e sapori. Quanto più giovane ed esuberante è lo Champagne, tanto più fresco andrebbe servito (6-8°C). Se invece è un po’ più invecchiato o se è un millesimato, sarà perfetto servito a 8-10°C.

BICCHIERE

Che sia di cristallo, prima di tutto, e trasparente per esaltarne bollicine e colore. La flûte favorisce la concentrazione degli aromi ma fa il suo grande ritorno la coppa. Comunque che sia flûte o coppa l’importante è tenere il bicchiere dallo stelo per non rischiare di riscaldarlo. Il bicchiere(che deve restare il piú ruvido possibile) non andrebbe mai lavato con saponi , ma solo con acqua calda in modo da valorizzare il perlage.

ABBINAMENTI

Pur nella molteplicità delle scelte possibili, è sempre indicato iniziare un pasto con vini secchi e leggeri, adatti anche a certi tipi di pesce, per orientarsi verso un prodotto più strutturato da accostarsi a carni o formaggi, per terminare con Champagne d’annata e di spiccata morbidezza. L’aperitivo mette sempre alla prova lo Champagne, dato che il palato non è ancora appesantito dal pasto e che lo stomaco è più sensibile ad avvertire un’eccessiva acidità, prerogativa purtroppo comune alla maggior parte di spumanti di bassa qualità. E’ bene, dunque, prima del pasto orientarsi verso uno Champagne allo stesso tempo leggero, fine e fresco e dotato di una certa nettezza, come certi blanc de blancs.

Passando agli antipasti. In tal caso la scelta dovrà cadere su un vino dal profumo ricco e potente, dotato di una certa nervosità e ben marcato per territorio. Non commettiamo l’errore di proporre l’abbinamento con Champagne invecchiati: in tal caso il profumo marcato e la leggera sensazione di ossidazione prevarranno irrimediabilmente sui frutti di mare o sui crostacei.

Per i primi Il brut é consigliato per la brut per i pasta dura o demi-sec con gli eborinati (formaggi con le muffe).

Minori problemi con il pesce alla griglia. In tal caso, è preferibile un vino non troppo leggero e dalle note marcate: uno Champagne a base Chardonnay (almeno il 50 %) e con in affinamento di almeno 5 anni.

Il pesce in salsa richiede vino di grande rotondità; in tal caso l’ideale sarebbe un uvaggio a base di uve nere (Pinot Noir), anche se la combinazione 1/3 Chardonnay, 1/3 Pinot Noir e 1/3 Pinot Meunier garantisce da ogni rischio, perché tale assemblaggio riunisce corpo e freschezza.

Le vivande speziate o piccanti e i cibi molto strutturati, vogliono uno spumante con una maggiore proporzione di Pinot Noir al fine di evitare che il cibo prevalga sul vino e viceversa.

I volatili e le carni bianche sono perfetti con uno Champagne dall’assemblaggio classico. In tal caso, però, la temperatura deve non essere inferiore a 10-12°.

Anche con la cacciagione questo tipo di spumante mantiene perfettamente il suo ruolo. Con la cacciagione di piuma, sarà, allora, preferibile accostare la finezza alla corposità, senza trascurare un buquet molto intenso.

Con quella di pelo (lepre, cinghiale o cervo) sarà necessario uno Champagne più strutturato (specie quello caratterizzato dagli eccellenti vitigni a bacca nera della vallata della Marna), o meglio un rosato a contenuto 100 % di Pinot Noir.

É da sfatare il mito dell’abbinamento con il cioccolato. L’acidità dello champagne infatti non va per niente d’accordo con l’amarezza del cioccolato.

Una lettura fatta di storia, tecnica e curiosità di un territorio, del suo prodotto e di chi si dedica a far sì che ciò avvenga.

Buona Stappata!

Raffaele Ruggiero

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