Dal sommelier, Magazine

E’ arrivato il Natale…Brasato e?

Siamo arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio enogastronomico alla ricerca di abbinamenti equilibrati tra piatti della tradizione ed etichette ed è oggi il turno di uno dei protagonisti delle nostre tavole: il Brasato.

In realtà gli abbinamenti con questo piatto possono essere replicati – tendendo sempre conto delle salse di accompagnamento o di spezie aggiunte – per gli arrosti in generale e potranno quindi essere nuovamente insieme anche per un pranzo domenicale o una cena tra amici dove il protagonista sia un eccellente taglio di carne.

Il Brasato è un piatto tipico della cucina piemontese ma è piuttosto diffuso in tutto il nord ovest con minime differenze sulla preparazione, quello originale dopo una prima sigillatura della carne prevede una lunga cottura a bassa temperatura per mantenere intatti i succhi e rendere più morbide le fibre del taglio scelto considerando che la base di questo piatto sono parti muscolari come il cappello del prete o la noce.

Talvolta si procede ad una marinatura di qualche ora prima della fase di sigillatura con vino rosso, spezie ed aromi.

Caratteristiche del piatto saranno quindi la succulenza, la speziatura o aromaticità, buona grassezza e persistenza.

Se prediligiamo abbinamenti cibo-vino di territorio restiamo in Piemonte ed abbiniamo un Barolo o un Barbaresco.

La cantina Prunotto produce un eccellente Barbaresco, 100% Nebbiolo, che nasce dai vigneti nella zona di Barbaresco, Treiso e Neive, dall’espressione più elegante del Nebbiolo. 

Un vino aristocratico ma accessibile e piacevole, dall’affinamento in botti grandi di diverse dimensioni per esaltarne l’armonia e la morbidezza al palato. 

Se poniamo l’accento sulla tannicità del vino in grado di riequilibrare la succulenza della carne scegliamo un corposo Sagrantino come il ‘Collepiano’ di Arnaldo Caprai.

E’ un Sagrantino didatticamente perfetto, affina ventidue mesi in barriques di rovere francesce e sei mesi in bottiglia regalando un bouquet olfattivo complesso e pieno che vira dalle note speziate di chiodi garofano al tabacco ma con una rassicurante nota vanigliata. Ottimo in abbinamento a piatti di carne dalla lunga cottura, strutturati e saporiti.

Tra i grandi classici vini rossi non possiamo non includere nella lista un indimenticabile Amarone della valpolicella come quello della celebre cantina Santi.

E’ prodotto con uve Corvina e Rondinella coltivate  nel territorio della Valpolicella in Veneto a Nord di Verona. La vinificazione prevede che l’Amarone della Valpolicella Classico DOCG sia affinato per un anno in barriques e successivamente lasciato riposare in grandi botti. E’ un vino ricco, in grado di conquistare anche i palati più raffinati, ad ogni sorso, infatti, profumi e corpo si esprimono potentemente e rimandano al tanto vocato territorio natio.

Concludiamo in nostro viaggio con un vino del sud Italia, carico di colore e profumi, in grado di bilanciare in maniera eccellente la succulenza e corposità del piatto con i suoi tannini integrati e vellutati.

Un eccellente Aglianico del Vulture come quello della cantina Terredora di Paolo.

I vitigni sono tutti dislocati nella zona dell’Irpinia e del Sannio, 100% Aglianico,

colore rubino brillante, ha profumi fruttati spiccatamente varietali di ciliegia, amarena e viola, con aromi speziati di cannella e vaniglia. 

Termina qui il nostro viaggio che ci ha divertito da abbinare primi piatti, secondi di carne, dolci all’insegna dell’equilibrio e tradizione.

Non mi resta che augurarvi buona stappata…e al prossimo articolo…o viaggio!

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