Dal sommelier

Il vino si fa in vigna o in cantina?

E’ probabilmente uno dei dilemmi che più appassiona il mondo dei cultori del vino e che si presta ad aprire infiniti tavoli di discussione dando ampio spazio a riflessioni, idee, valutazioni viste da diverse prospettive.

In primis va chiarito cosa si intenda con “fare il vino”, se la giusta interpretazione sia il risultato effettivo che si trova sulle nostre tavole o se sia più in generale il prodotto UVA che arriva in cantina e che viene successivamente lavorato.

Certamente il vigneto ha necessità di cure, procedure, analisi costanti nel tempo e nulla può essere lasciato all’improvvisazione pena la perdita di parte del raccolto o di tutta la produzione se non si interviene per tempo. Ad oggi è possibile prevedere cambi climatici o anticipare previsioni metereologiche, analizzare malattie delle piante, aggiungere minerali al terreno se necessario, raccogliere le uve in anticipo se ritenute più adatte al tipo di produzione richiesta ed è tutto lavoro che viene svolto in vigna preservando il più possibile la personalità del vitigno. Se tali processi non venissero monitorati quotidianamente certamente i risultati sarebbero diversi e ne sarebbe inficiato anche il prodotto finale.

Ai sostenitori della tesi secondo la quale è in cantina che si “fa” il vino possiamo riconoscere che effettivamente le attività di lavorazione e di affinamento conferiscono a quell’uva un carattere ben definito che rende quel vino diverso da tutti gli altri. Lo stesso Nebbiolo lavorato in maniera differente – in vigna e in cantina – dà vita a straordinari Carema, Barolo, Barbaresco, Sfurzat… solo per citare alcune eccellenze del meraviglioso panorama ampelografico italiano.

La filosofia del produttore si legge fin dalle prime pagine del ciclo di produzione, dal modo in cui viene coltivata la vite, dall’amore per la terra e la tradizione, dalle tecniche di raccolta…

La storica cantina Luigi Einaudi da quattro generazioni interpreta in maniera eccellente il Nebbiolo declinandolo in diverse versioni, una più interessante dell’altra. Una su tutte è il celeberrimo Langhe DOC prodotto con uve provenienti dai vigneti di Dogliani, elegante e dal colore rosso granato, con persistente aroma fruttato, di buon corpo e piacevole da bere anche da giovane.

Voltando lo sguardo verso i vini biologici si evince come la gestione della vigna sia fondamentale, una produzione fondata su principi ben identificati e regolamentati entro i quali ci si ritaglia uno spazio che permetta di realizzare interessanti interpretazioni di vitigni storici in un’ottica moderna ed attenta all’ambiente.

In provincia di Avellino troviamo la dinamica azienda agricola Le Masciare che realizza un intenso Fiano di Avellino DOCG biologico dove un vitigno autoctono si sposa perfettamente alle tecniche innovative di produzione dando vita ad un meraviglioso vino che racchiude note fruttate e floreali con un tocco più tostate sul finale.

L’affinamento è certamente un aspetto fondamentale per i vini che necessitano di tempo per essere più godibili e per acquisire complessità ed equilibrio, ovvio quindi che la lavorazione effettuata in cantina sia fondamentale. Impensabile un Amarone senza passaggio in botte!

La storica cantina Zenato realizza un meraviglioso Amarone che affina in botti di rovere di Slavonia per 36 mesi ed il risultato è un bouquet intenso e complesso che vira da note di frutta sotto spirito a sentori di viola e rosa canina per chiudere su un finale speziato ed etereo. Tannini perfettamente integrati e decisamente eleganti.

Del tannino ne parliamo nel nostro articolo https://stappando.it/vini-rossi-morbidi-e-vellutati-poco-tannino/

Infine, come ci piace fare quando possibile, una nota dolce sul finale.

Uno straordinario passito di Pantelleria non è forse il risultato dell’incredibile lavorazione in vigna – immaginiamo i piccoli alberelli definiti anche “Alberelli Panteschi” che nel 2013 sono sono stati riconosciuti dall’Unesco come “Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, tipica dell’isola di Pantelleria” – e della distesa su graticci delle uve al termine della vendemmia?

Il passito di Pantelleria ‘Nes’ della storia cantina Pellegrino è un inebriante vino dove la componente zuccherina è perfettamente equilibrata con l’alcolicità e l’acidità dando vita ad un eccellente Passito perfetto in abbinamento alla straordinaria pasticceria siciliana.

Dei Passiti in particolare ne parliamo nel nostro articolo https://stappando.it/il-passito-eccellenza-italiana/

Possiamo quindi concludere che il vino che amiamo degustare sia il risultato di uno straordinario lavoro in vigna guidato da eccellenti professionisti e di un incredibile snodo di processi in cantina altrettanto indispensabili che rende l’intero ciclo produttivo un unico viaggio che in realtà non inizia e non finisce ma si rinnova vendemmia dopo vendemmia?

 

 Non mi resta che augurarvi buona stappata…e al prossimo articolo!

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