Dal sommelier

…Passeggiando tra vitigni autoctoni campani…

 

Pensando alla viticoltura campana vengono in mente i due vitigni autoctoni più diffusi quali la Falanghina e l’Aglianico, indubbiamente rappresentativi di questo meraviglioso territorio ma che non possono essere esaustivi della varietà – pari a nessun’altra regione italiana – e ricchezza dei vitigni autoctoni campani.

Molti di questi vitigni stanno tornando in auge grazie al coraggio e all’amore per la terra dei produttori, spesso accanto alle linee più famose e riconosciute appaiono anche blend o addirittura in purezza vitigni poco conosciuti come l’Asprinio, il Susumaniello, il Pallegrello nero e bianco, lo Sciascinoso.

La Campania ad oggi conta 24.000 ettari vitati e produce 4 DOCG, 15 DOC e 10 IGT.

Nel cuore dell’Irpinia troviamo la cantina Vadiaperti, oggi assorbita dalla società Traerte, che produce dagli anni ‘ 80 – prima con il papà Antonio Troisi ed oggi con il figlio Raffaele – vini inconfondibili come il Fiano di Avellino DOCG e l’Aglianico. 

Grazie proprio all’intuizione di Raffaele di puntare sulla produzione del Coda di Volpe come vitigno autoctono della zona oggi la cantina produce ben 3 etichette Coda di Volpe.

Il Coda di Volpe Vadiaperti viene coltivato a 400 mt slm e matura in acciaio, nel calice troviamo un bel giallo paglierino dorato ed un bouquet olfattivo che vira dalle note più fruttate di pera e pesca bianca fino a sentori più minerali e corposi. 

Il risultato è un vino che si sposa perfettamente sia con la cucina di pesce che con piatti di verdure o sushi.

Terra di mare, la Campania annovera tra le sue bellezze anche le isole dell’Arcipelago Campano – detto anche Arcipelago Partenopeo – tra cui la splendida Ischia, terra da sempre di viticoltori, che vede i natali della celeberrima Biancolella.

E’ il vitigno a bacca bianca per eccellenza dell’isola, anche se viene coltivata anche nella zona di Amalfi ed in altre zone limitrofe, ed ha saputo trovare nel microclima di Ischia il terroir perfetto dato dalla combinazione decisamente felice di venti, terreno ed esposizione.

Casa D’Ambra, storia cantina isolana, produce un interessante Biancolella in purezza caratterizzato dalla forte acidità e dalla nota sapida che il mare regala puntualmente al vitigno.

Nella zona di Caserta il vitigno autoctono a bacca rossa più conosciuto è sicuramente il Casavecchia e sembra – secondo la tradizione – essere uno dei pochi vitigni ad aver resistito alla fillossera.

La cantina Vigne Chigi lo produce in purezza e le uve utilizzate per questo vino provengono  dalla zona collinare del Comune di Pontelatone, ai piedi del Monte Friento in provincia di Caserta.

Caratterizzato da un vivo color rosso rubino con un’unghia violacea, al naso è possibile percepire sentori di frutta rossa ben matura e in particolare di mora, gelso nero e  di viola.

L’analisi gustativa premia una eccellente sapidità e freschezza.

Accanto a vitigni che stanno riscoprendo una “nuova giovinezza”, parlando di Campania, non possiamo non accennare a vitigni storici come il Primitivo ma magari accendendo i riflettori su alcune lavorazioni degne di nota come il Gaurano della cantina Moio.

100% Primitivo, nasce da una selezione di uve surmature  e dopo una macerazione di circa 25 giorni a temperatura controllata, il vino che se ne ricava viene invecchiato per 18 mesi in tradizionali botti di rovere di Slavonia. 

Nel calice si presenta con un vivo color rosso rubino, un naso intenso inizialmente più fruttato ma che poi cede il passo a note più speziate e balsamiche.  Una lunga persistenza completa il quadro di questo vino dal carattere accattivante che ben si sposa su piatti della tradizione ma anche su formaggi stagionati.

La ricchezza della viticoltura di questa regione può regalarci emozioni sempre diverse spingendoci ad allontanarci da sentieri conosciuti ed affidabili per inoltrarci su rotte meno abituali ma dal finale sorprendente.

Non mi resta che augurarvi buona stappata…e al prossimo articolo!

 

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