La piccola cantina messa in piedi da Severino, con l’aiuto della moglie Maria all’inizio, e successivamente dal figlio Enzo e dalla nuora Silvana, ha continuato a crescere anno dopo anno. Ma l’uso del legno delle barrique, botti grandi e tonneaux ancora oggi è limitato: dà più complessità ai vini, senza pregiudicare la loro tipicità.
La tecnologia è fondamentale, è il motore della crescita. Negli anni la cantina è stata continuamente ampliata, fino a quando non si è resa necessaria la costruzione di una nuova ala studiata e progettata da Enzo Lorenzon, in ogni dettaglio, con un’attenzione particolare per le fonti di energia pulita.
Una terra abbandonata su cui nessuno mai avrebbe scommesso, gli anni Cinquanta e Severino Lorenzon. Su cinque ettari di terra, il fiume Isonzo come fedele alleato e la flora che cresceva rigogliosa tutt’attorno, ha inizio la storia de I Feudi di Romans. Oggi più di cinquecento mila bottiglie esportate in ventiquattro Paesi. Se la distribuzione dei vini è importante, lo è ancora di più adottare un metodo di viticoltura ragionata: rispetto dell’ambiente e riduzione degli sprechi.

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