Dal sommelier, Magazine

Sardegna, solo Vermentino e Cannonau?

“Pani, casu e binu a rasu”, uno dei detti popolari più diffusi in Sardegna elogia la perfetta trilogia di pane, formaggio ed un bicchiere colmo di buon vino che nella sua semplicità esalta la qualità delle materie prime sarde, ricordiamo infatti che il Fiore Sardo è uno dei prodotti dop dell’isola.

La Sardegna vanta più di cento vitigni autoctoni, con una leggera percentuale più alta di uve a bacca rossa (43% – 57%) concentrate soprattutto nella parte meridionale dell’isola ma conta anche ettari vitati con presenza di vitigni internazionali come il merlot o il syrah.

Certamente il Cannonau ed il Vermentino sono i vitigni più diffusi, sia in zone limitrofe alla costa sia nell’entroterra, e sono diventati con il tempo anche i vini di riconoscimento per la regione Sardegna.

Il Cannonau trova la sua zona di ‘elezione nelle aree più interne, in particolare l’Ogliastra. La Doc Cannonau di Sardegna comprende le sottocategorie: “Jerzu”, “Capo Ferrato”, “Oliena” o “Nepente di Oliena “. Inoltre, in uvaggio con il Bovale sardo e la Monica, partecipa alla Doc Mandrolisai. 

E’ un vitigno medio tardivo e viene raccolto solitamente verso fine Novembre ed è indubbiamente molto resistente e adattabile a terreni diversi; da qui la sua facile diffusione in tutta l’isola. 

La cantina Santa Maria La Palma produce un interessante Cannonau con uve provenienti dai vigneti di Maristella e Guardia Grande dove il terreno calcareo, ricco di sabbia ed argille ferrose, assicura loro la migliore maturazione. 

Il vino, dopo attenta e sapiente vinificazione, completa la maturazione in barriques di Allier. L’affinamento conclusivo in bottiglia, esalta infine le pregiate caratteristiche.

Il secondo vitigno più diffuso è senza dubbio il Vermentino, uva a bacca bianca, che sembra sia nato in Spagna e poi da lì si sia diffuso in varie regioni della Francia. Coltivato in Liguria e Toscana ha trovato la sua zona di elezione nella la Gallura dove ha ottenuto la DOCG.

E’ da assaggiare il Vermentino di Gallura DOCG ‘Funtanaliris’ della cantina del Vermentino, che viene prodotto con uve coltivate a 300 metri sul livello del mare e che esplode nel calice con un bouquet che vira dalla frutta a polpa bianca a note di macchia mediterranea ed agrumi.

Spostandoci verso Cagliari troviamo la storica cantina Argiolas che ci regala un intenso Vermentino DOC dalla spiccata nota sapida ed un brillante color giallo paglierino.

Infine, oltre ai vitigni storici e conosciuti, ci sono innumerevoli vitigni usati fino a qualche anno fa solo in blend  ma che stanno avendo pian piano il giusto riconoscimento nel panorama enologico come ad esempio il rarissimo Arvisionadu.

La cantina omonima si è dedicata proprio alla riscoperta di storici vitigni dando vita ad eccellenti vino come il ‘G’Oceano’, 100% Arvisionadu, a bacca bianca, vendemmiato interamente a mano e prodotto con uve provenienti  dalla zona di Goceano prevalentemente collinare e montuosa e una delle più alte della Sardegna.

“Un vino di altri tempi”, così lo potremmo definire, con un intenso bouquet pieno di sentori di frutta a polpa gialla, fiori di campo e frutta secca con un finale lungo e persistente.

Ci auguriamo che non si fermi la scoperta o riscoperta di tanti vitigni autoctoni sardi come il Bovale, il Torbato, il Nuragus, il Monica ma che anzi sempre più i produttori decidano di scommettere sulla territorialità proponendoci vini anche audaci ma che spingono all’assaggio di nuove etichette.

 

Non mi resta che augurarvi buona stappata…e al prossimo articolo!

 

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