Dal sommelier, Magazine

E’ arrivato il Natale. Lasagna e…?

Prosegue il nostro recente viaggio all’insegna della tradizione enogastronomica provando ad abbinare grandi classici delle nostre tavole con etichette storiche o moderne ma anche coraggiose.

Il secondo appuntamento del Magazine è dedicato alla regina delle tavole di Natale e probabilmente di tutte le grandi occasioni, il celebre piatto dalle origini incerte e dalle infinite varianti da regione a regione.

Il primo riferimento letterario alla lasagna risale a un trattato di cultura gastronomica anonimo, il liber de coquina,  scritto fra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento in latino volgare alla corte Angioina di Napoli. L’autore presenta la ricetta “de lasanis”, la quale prevedeva la bollitura di piccoli e sottili quadrati di pasta da disporre a strati di formaggio e spezie su un vassoio.

Successivamente si trovano riferimenti in altri trattati ma le origini risultano ancora oggi incerte anche se le versioni emiliana e quella partenopea sono certamente le più famose.

Nella versione classica con la sfoglia all’uovo – verde o bianca – è un piatto decisamente ricco per gli ingredienti utilizzati come la carne macinata, la besciamella, il parmigiano e che è caratterizzato dalla componente grassa del formaggio e del ragù ma anche dalla nota più “dolce” della pasta; infine  troviamo anche una componente acida data dal pomodoro.

Un piatto goloso e complesso che ci porterà a privilegiare un’ottima bollicina che tenderà a sgrassare il palato dalla componente grassa; in alternativa potremmo scegliere un buon bianco strutturato che avrà un buon grado alcolico per bilanciare con la sua acidità la componente dolce della pasta o un più didattico rosso di media struttura con tannini integrati.

Partiamo dall’abbinamento con una bollicina, piuttosto facile scegliere un celebre Franciacorta o un canonico Trento Doc, entrambi matrimoni perfettamente riusciti ma non ci portano a scoprire nuove perle in lidi nascosti come il Kius di Carpineti che produce il suo spumante metodo classico con sole uve Bellone.

Siamo a Cori in provincia di Roma, 400 slm. dove fin dal 1986 Marco Carpineti gestisce con successo e dedizione la cantina adottando dal 1986 la produzione biologica.

E’ uno spumante metodo classico dalla buona persistenza che riesce a tener testa ad un piatto strutturato come la lasagna grazie alla spinta acida e alla nota sapida.

Preferendo invece un abbinamento con un vino bianco fermo possiamo muoverci tra etichette di buona struttura e spiccata acidità, come un Verdicchio o un Fiano di Avellino.

La storica cantina La Monacesca produce un eccellente Verdicchio di Matelica DOC con uve Verdicchio 100%. E’ un vino dal bouquet ampio che vira dalle note fruttate a quelle agrumate, ha una buona persistenza ed una punta di mineralità che lo rendono perfetto anche su piatti più corposi.

Spostandoci in Campania, nella zona di Taurasi celeberrima per l’omonimo vitigno, troviamo la celebre cantina Caggiano che produce con uve 100% Fiano un meraviglioso Fiano DOC ‘Bechar’. Le uve raccolte al momento della loro completa maturazione, vengono pressate e il mosto fermentato in serbatoi di acciaio a basse temperature.

Segue un affinamento in bottiglia per un periodo di tre mesi. 

Infine nel mondo dei vini rossi abbiamo l’imbarazzo della scelta potendo muoverci tra rossi frizzanti e rossi mediamente strutturati, optando per un Chianti Classico, un Lambrusco, un Sangiovese in purezza, un rotondo Barbera d’Alba.

Oggi vi proponiamo l’abbinamento con un meraviglioso Montefalco Rosso della cantina Terre de Trinci. Il blend prevede un 65% Sangiovese, 20% Merlot e 15% Sagrantino e già dalla composizione possiamo aspettarci una buona morbidezza data dalla presenza del Merlot ed una nota tannica spiccata data dal Sagrantino. 

Inoltre il disciplinare prevede un invecchiamento di almeno diciotto mesi e questo garantisce tannini più morbidi.


Ovviamente accanto alla versione classica della lasagna ci sono innumerevoli ricette a base di verdure, pesce o formaggi che prevedono abbinamenti differenti in base alla componente principale del piatto senza dimenticare mai che ogni scelta è assolutamente soggettiva, mai dimenticare…” de gustibus non disputandum est”.

 

Non mi resta che augurarvi buona stappata…e al prossimo articolo!

 

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