Dal sommelier, Magazine

Nè bianco, nè rosso…Orange!

Da qualche anno si sente parlare sempre più spesso di Orange wine, spesso erroneamente associati ai vini rosati con i quali in realtà condividono ben poco – ad eccezione in alcuni casi del colore e di alcune note olfattive.

La tipologia Orange vede le proprie origini in Georgia dove i mosti venivano affinati nei Kvevri – contenitori in argilla – e dove ancora oggi è sovente trovare vini a lungo macerati sulle bucce; questa lunga macerazione regala sfumature così particolari a questi vini che nulla invidiano ai rossi più strutturati.

Gli Orange wine stanno trovando il giusto riconoscimento nel panorama internazionale, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti dove la domanda è in decisa crescita già rispetto a soli cinque anni fa. 

Sono prodotti con vitigni a bacca bianca, spesso allevati con tecniche di agricoltura biodinamica o biologica, ma vinificati come vini rossi, con riposi più o meno lunghi sulle bucce e sui lieviti acquistando così aromi, colori, polifenoli e profumi.

Il colore vira dal classico ambrato all’arancio più corposo, alla vista sono brillanti e luminosi ma al palato regalano sensazioni più intense dei vini bianchi avvicinandosi molto più a rossi di medio corpo.

Un’ottima interpretazione quella della cantina Di Lenardo, ubicata nel cuore del Friuli – una delle regioni italiane più vocate alla vinificazione di questo tipo – tra le colline di Ontagnano (Ud) con il suo “Gossip” a base Pinot Grigio.

Dopo la vendemmia il mosto fermenta per 18 ore sulle proprie bucce le quali rilasciano gradualmente le proprietà organolettiche e cromatiche, viene poi affinato in acciaio per 4 mesi, cui seguono ulteriori tre mesi in bottiglia. Un vino di grande personalità con sentori freschi ma anche minerali.

Rimanendo sul suolo friulano troviamo la cantina Il Carpino, quasi al confine con la Slovenia, dove fin dal 1987 – anno di produzione della prima etichetta – si propone sul mercato con un approccio bio ed innovativo ma con un occhio alla tradizione contadina da cui proviene la famiglia.

Della cantina degni di nota sono sicuramente la Ribolla Gialla ed la Malvasia.

Il primo si caratterizza per il colore dorato vivace ed intenso.

All’olfatto ha un naso ampio con forte accento su note fruttate e balsamiche, finale più tostato e corposo.

Il sorso è molto gradevole, saporito e ricco, buona persistenza con una nota finale sapida.

La Malvasia parte dal vitigno a bacca bianca e viene vinificato in rosso con lunga macerazione sulle bucce in tini aperti di rovere e affinato in botte grande per 12 mesi. Il risultato è un grande vino dal naso decisamente complesso ed elegante, adatto anche a piatti più strutturati non solo a base di pesce.

Scendiamo in Irpinia per l’ultima tappa del nostro breve viaggio fino alla cantina Antico Castello dove possiamo assaggiare il Greco DOC “Selezione oro Mida”.

Mida perchè giallo come oro e secco e tagliente al palato ed una leggera nota ossidativa all’olfatto lo rende decisamente complesso.

Le uve Greco sono state assecondate nel mantenimento delle loro peculiarità: macerazione con le bucce per estrarne il radioso colore, fermentazione sui propri lieviti per preservarne integralmente l’origine.

Lo spunto è di provare ad abbinare questi vini, decisamente interessanti e complessi, con piatti anche tipici della tradizione mettendo l’accento sulla loro struttura e vivacità.

Non mi resta che augurarvi buona stappata…ed al prossimo articolo!

 

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